|
Col ritorno –
anche se
ritardato –
della stagione
balneare,
insieme allo
sport e turismo
nautico che ne
sono
inseparabili,
sulle calate e
lungo le apriche
insenature di
Porto Venere
ferve il lavoro
di riassetto
delle ormai
numerose
imbarcazioni che
vi fanno stanza
abituale:
rimesse a nuovo,
rifiniture,
tinteggiature ed
inoltre, posa di
corpi morti
(ahimè anch’essi
troppo
numerosi!) per
supplire alla
deficienza di
ormeggi sulle
calate.
Nei paesi rivieraschi che posseggono buoni
approdi la barca
è sempre stata
l’aspirazione e
l’ambizione
degli abitanti,
così come lo
sono il due e
quattro ruote
per la gente
d’entroterra. Il
lavoratore che
ne possiede una,
attende con
impazienza il
giorno festivo,
con mare
propizio e
splendore di
sole per passare
una giornata al
largo o nei
pittoreschi
approcci del
Golfo, per pesca
o gita familiare
rifacendosi così
nella sana
atmosfera
dell’acqua
salsa, del
lavoro
settimanale
spesso svolto in
ambiente
rinchiuso.
Porto Venere ha la prerogativa delle sue
isole a rendere
indispensabile
la barca per
necessità di
lavoro, o di
pesca e traffici
vari; ma nella
stagione estiva
vi giungono per
stazionarvi
numerose, le
imbarcazioni
d’ogni specie
dei villeggianti
mentre vi è
intenso in tutte
le ore il
movimento dei
motoscafi
padronali e per
servizi
turistici e
pubblici. Sono
quindi centinaia
i natanti che
abbisognano di
ormeggio e
ridosso, di
rifornimenti
ecc. nel modesto
specchio d’acqua
del porticciolo,
mentre venti o
trent’anni fa si
contavano appena
a diecine.
E il porto è rimasto lo stesso. Nei giorni
di risacca le
imbarcazioni
all’ormeggio
fanno la « pizza
» e se, come
avviene talvolta
in estate, il
tempo passa al
brutto
improvvisamente
(la classica
libecciata di
mezzo agosto)
sulle calate
avviene il caos!
I turisti assistono divertiti al raro
spettacolo delle
barche che si
contendono i
pochi metri
quadrati di
calate, che a
loro dovrebbero
essere riservati
di diritto, con
le automobili
che vi si fanno
parcheggiare o
vi transitano
liberamente.
Non vogliamo insistere sulla vexata
quaestio di
eliminare gli
automezzi (per
lo meno quelli
non commerciali)
dalle calate,
restituendo alla
zona monumentale
del paese il suo
genuino
carattere, per
il quale fu in
passato tanto
apprezzata dai
cultori
dell’arte, ed
anche oggi da
quanti cercano
dì sfuggire alla
monotonia del
convenzionale. E
ciò perché
l’attuale
sindaco del
comune ha dato
affidamento di
volerlo fare. Ma
vi sono altri
provvedimenti
che da anni
attendono
egualmente una
soluzione e
questa non
dovrebbe essere
ulteriormente
dilazionata.
Non sono richieste opere radicali, che
difficilmente
sarebbero
concesse. In
passato si parlò
di un porticciuolo
separato per i
panfili verso il
seno dell’Olivo;
ma la zona non
appare ancora
sufficientemente
valorizzata per
giustificare la
spesa e
pensiamo,
d’altronde, che
potrà farlo
meglio
l’iniziativa
privata, se e
quando le
progettate
valorizzazioni
avranno
esecuzione.
Convenientemente migliorato, l’attuale
porticciolo
potrà rispondere
benissimo a
tutte le
esigenze
marittime di
Porto Venere,
che sono
sostanzialmente
di pesca,
turismo e sport
nautico. Si
richiede, ad
esempio, un
adeguato
prolungamento
del molo Dondero
in direzione più
a levante
dell’attuale e
il prolungamento
in avanti del
vecchio pontile
(i cui basamenti
appaiono corrosi
e pericolanti in
vari punti),
nonché il
banchinamento di
una certa
porzione della
nuova via
dell’Olivo in
modo da
facilitare gli
ormeggi, lo
sbarco ed
imbarco dei
passeggeri.
Queste le opere minime necessarie al
miglioramento
della
situazione; ma è
sentita anche la
necessità di
provvedere in
qualche modo al
risanamento del
porticciuolo
dove sboccano
tutte le acque
putride del
paese.
Come pensare che in tali condizioni, e
fatti i
necessari
accomodamenti,
vi si possano
ospitare dei
panfili da
diporto e dare
incremento a
manifestazioni
nautiche che
sarebbero tanto
in carattere con
questa località
così favorita
nelle sue ampie
e sicure
insenature e per
il clima estivo
fresco e
ventoso?
|
|