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Il 5 ottobre 1835 a Chiavari, da Biagio Noceti e Maria Carbone,
trovò la luce mio nonno Paolo (1835-1893). E’ da
l’unione di questo mio nonno Paolo con mia nonna
Anna Maria Caterina Sanguineti (1855-1910) che
trovarono luce ben nove (9) figli.
Tra questi nove rampolli, al sesto posto in ordine di nascita,
trovò collocazione mio padre Pasqua. Il suo nome
dalla ricorrenza. Mio padre nacque il 10 aprile
1887 in La Spezia; il 10 aprile di quell’anno
ricorreva la Santa Pasqua, e Pasqua venne
chiamato.

Mio padre
ventenne
Mia mamma Giulia Galleschi (1898-1987), quando…assunse il possesso
di mio padre (nel 1922) lo chiamò con il
vezzeggiativo spagnolesco di “Pasquito” e
Pasquito tutti i parenti toscani lo chiamarono.
Le origini della famiglia Noceti sono liguri (Lavagna). A rendere
queste origini più radicate in terra ligure:
- il matrimonio di mio nonno Paolo con una
Sanguineti nata per ventura a Montevideo
(Uruguay) da Girolamo e Maria Basso entrambi
della ligure Lavagna;
- il loro matrimonio che ebbe luogo in Genova;
- il lavoro di mio nonno che, sino al suo
decesso, lo vide dirigente civile presso
l’Arsenale Militare di La Spezia;
- la nascita in Genova, dei due primi loro
rampolli, Rosa e Maria Giulia (tutti gli altri
trovarono la luce a La Spezia).
A rendere “miste” le mie origini, la toscanità di mia mamma Giulia.
Mio padre la scoprì in Toscana, in un luogo
termale (Bagni di Casciana – oggi Casciana
Terme) da lui prescelto per trovare ristoro e
riposo dopo le lunghe, defaticanti traversate
oceaniche.
Il mare mio padre lo conobbe da subito dunque, lo individuò come
possibile suo “datore di lavoro” frequentando
l’Istituto Nautico. La frequentazione lo portò
al diploma di Capitano di Lungo Corso; poi
impellente si mostrò per tutti la necessità di
“produrre” per sopravvivere; ciò considerando
che la famiglia Noceti fu colpita dalla perdita
prematura del padre.

Ufficiale di
prima nomina
Appena raggiunta un’età maggiore ecco dunque mio padre orientarsi
verso il principale se non l’unico luogo ove
all’epoca, a La Spezia, lavoro e avvenire si
profilassero come sicuri.
Era all’epoca esplosa la grande fascinosa avventura marconiana; la
Marina sia essa Militare sia essa Mercantile
captarono per prime la grande novità che, tra
l’altro, “àncora” di salvezza era evidente
fosse per i suoi naviganti.
Molti giovani come mio padre si entusiasmarono, videro in Marconi
il futuro, lo videro prima dei cosiddetti
“grandi”; e corsero al Varignano delle Grazie di
Porto Venere, ascoltarono nelle cuffie i primi
segnali portati da onde eteree, bevvero la
dottrina incantata degli spazi resi riducibili e
conquistabili, credettero, fortemente prestarono
fede. E vinsero.
Mio padre conquistò il Brevetto Internazionale di Radiotelegrafista
di Prima Classe il 20 aprile 1912 e conoscendo
le lingue inglese –francese – spagnola (lo
afferma il suo Brevetto) trasmise in inglese con
velocità centodieci, ricevendo con velocità
centotto. Fu abilitato a condurre apparati
Marconi della potenza fino a 5 KW. Il tutto lo
decretò il Capitano di Corvetta – Capo del
Reparto Radiotelegrafico Gino Montefinale
presidente della Commissione esaminatrice.

Brevetto R.T. di
Pasqua Noceti

a bordo del
Biancamano
E, passato come Ufficiale R.T. nello Stato Maggiore di grandi
piroscafi passeggeri, eccolo giovane ed elegante
uomo di mare, sulle rotte atlantiche per gli
Stati Uniti e il Canada e per Montevideo e
Buenos Aires del Sud America; eccolo,
“piantato”su ferme gambe a contrastare ed
assorbire l’urto dell’onda, sul ponte di comando
dei maggiori transatlantici di linea allora in
servizio: il Duca di Genova, il Conte Biancamano,
l’America, il Duilio, il Conte di Savoia, il
Roma, il Vulcania.

Motonave America
in entrata a New York
Da accurate ricerche compiute nel pur scarno archivio lasciato da
mio padre, ho potuto accertare la sua
appartenenza, dal 7 febbraio 1910 al 6 ottobre
1927, alla Compagnia Internazionale Marconi per
le Comunicazioni Marittime e successivamente,
dal 7 ottobre 1927 al 24 novembre 1934, alla
Società Italiana Radio Marittima (SIRM) che
rilevò in toto le attrezzature e il personale di
appartenenza alla sopracita Compagnia Marconi.
E' opportuno tener
conto tuttavia che mio padre ha sempre navigato
su piroscafi passeggeri della Compagnia di
Navigazione Generale Italiana nata nel 1881
dalla fusione delle compagnie I&V, Florio di
Palermo e Rubattino di Genova.

Lettera encomio
Compagnia Internazionale Marconi
Con piroscafi attrezzati al trasporto truppe partecipò al conflitto
Italo-Turco per la conquista della Libia (1911)
portando allo sbarco sulla “quarta sponda” i
nostri “fantaccini”.
Combatté imbarcato e militarizzato anche sulla nave Bengasi il
primo grande conflitto mondiale (1915-1918).

nave Bengasi
In combattimento fu decorato di Croce di Bronzo al valor militare
con la seguente motivazione:
“Facente parte dello Stato Maggiore di una
nave ausiliaria in due distinte occasioni, nelle
quali era stato attaccato il convoglio scortato
dalla sua nave, dimostrando prontezza, serenità,
sicura conoscenza dei propri doveri, cooperando
efficacemente alla buona riuscita di immediati e
brillanti contrattacchi che valsero ad impedire
un ritorno offensivo del nemico e molto
probabilmente a danneggiarlo in un caso ed
affondarlo nell’altro (27.05.1918 – 04.07.1918)”.
L’avvenimento è richiamato e riportato anche sul The Wireless World
del dicembre 1919 come “Italian Roll of Honour”
(awarded Bronze War Cross for courageous conduct
during two submarine attacks on his ship).
Memorabili, per me suo figlio, le descrizioni
delle tempeste affrontate nella Manica ed anche
di quelle mediterranee sfidate nel Golfo del
Leone. Affascinante la narrazione della vita di
bordo così come da lui nei momenti di tregua
vissuta nel corso delle crociere atlantiche
nelle lussuose classi allora frequentate dalla “noblesse”
dell’epoca. E ancora fascinosa la visione
descritta del “nuovo mondo” allora ritenuto
molto lontano e avvolto ancora nell’alone della
conquista.

1925, dal ponte
del Biancamano visione di Manhattan
Ma toccanti sono i suoi ricordi marconiani, in primis legati alla
avvenuta nascita dei suoi primi due figli (mia
sorella Anna Rosa e il sottoscritto) la cui
notizia gli giunse tramite le fantastiche onde
elettromagnetiche incuranti della curvatura
terrestre e dilaganti dalla Patria all’oceano,
tra i sargassi o gli iceberg, tra le onde
possenti e monumentali e le calme piatte
equatoriali.
Mio padre costruì con le sue mani ed esperienze la sua prima radio.
La portò da fidanzato a Bagni di Casciana e,
attraverso lo sporto aperto di casa dei miei
nonni materni, la fece ascoltare ai paesani
inconsapevoli ed esterrefatti. La ascoltarono
disturbata da scariche e rumori i più assordanti
e gracchianti; tramite quella “scatola”
ascoltarono le prime voci provenienti dallo
spazio e le prime note musicali discendenti
dalle nuvole. Quella radio fantastica l’ho
distrutta io, fanciullo senza testa, per cercare
di farla funzionare o meglio per cercare di
capire come fosse…possibile “sentire” attraverso
una cassetta ripiena di fili, bobine,
avvolgimenti, manopole, valvole; io fanciullo
volevo capire come era possibile sentire “con
quel poco”; ero in ritardo perché ormai,
sentire, era già diventato più facile e
accessibile per molti (non ancora per tutti).

la prima radio di
casa
Davanti a questa ormai cimelio storico Radio Magneti Marelli,
ascoltai cinquenne, in estasi, i racconti di mio
padre che tra l’altro preannunciavano l’avvento
della televisione: “sai in America in un
apparecchio come questo, in un riquadro in esso
incorporato, ho visto immagini in movimento. In
futuro tu non solo ascolterai, ma vedrai.”
Questa Radio, lasciata da mia madre in legato a
mio figlio Francesco, è tuttora funzionante; è
priva, ahimè, di modulazione di frequenza.
E venne il 1933. Dopo i non pochi anni di vita trascorsi sul mare,
la decisione suprema, definitiva: lasciare il
mare per ritirarsi in campagna; in quella
campagna dove allora era sconosciuto “il remo”
(questo periodo è nei dettagli descritto nel mio
libro
Bagni di Casciana 1939 – 1944).
Dedicare tempo:
alla lettura; al passeggio su fondo stabile; al
dolce dormire distratto solamente dal suono di
campane; alla preparazione del “pesto” ligure;
alla caccia ottobrina nei boschi familiari e
silenziosi delle alture; alla previsione del
tempo scrutando l’ovest marino; ad
osservare le banderuole arrugginite per capire
la direzione del vento; a toccare fugacemente il
barometro e leggere il termometro, a farsi
chiamare con rispettoso civile “scappellamento”
signor Capitano.

mio padre a
riposo
Poi i venti di guerra, prima quelli per la conquista dell’Africa
Orientale, poi quelli per contrastare il
comunismo in Spagna, quindi … Danzica … la
Polonia … la Francia … il grande, enorme,
sconvolgente conflitto mondiale (1939-1945). E’
legato a quest’ultimo conflitto il suo impegno
amministrativo e politico.
Con il 1939 mio padre venne chiamato con Decreto
Regio a guidare come Podestà il Comune di Bagni
di Casciana.
Mio padre è stato l’ultimo Podestà di Bagni di
Casciana. Rimase fedele al suo impegno sino alla
fine; sino al giorno che le truppe alleate
raggiunsero Casciana dopo averla copiosamente e
gravemente cannoneggiata.

1942, Il
Podestà - primo a sinistra – con il corpo
insegnante Scuole Elementari di Bagni di
Casciana
In quel periodo durissimo e pericolosissimo mio padre non abbandonò
mai il suo posto di comando; non lo abbandonò
dando rifugio sicuro e certo agli innumerevoli
sfollati provenienti dai centri cittadini
vicini, andando con ogni mezzo di fortuna a
raccogliere grano e latte e carne e quant’altro
necessario per dare sostegno agli amministrati,
proteggendo i deboli e i ricercati (salvò le
famiglie ebree abitanti nella zona). Dette
conferma agli occupanti tedeschi in primo luogo
e certezza ai concittadini poi che nello sfacelo
generale di questa povera Patria, Casciana aveva
una guida sicura, seria, inamovibile.
A chiusura di questo periodo, sento il dovere di affermare ciò che di
“politica” intese mio padre.
Mio padre, per quel che da lui e dal suo stile di vita e di lavoro ho
avuto modo di apprendere, credeva fermamente che
esistesse un fascismo-nazione; fascismo-nazione
che pensava al fascismo come al braccio secolare
dell’Italia, nel senso che il fascismo era per
lui la realizzazione dell’Italia del novecento,
come il Risorgimento lo era stato per il secolo
precedente; ma l’Italia era il punto fermo. A
questa idea, sia nel periodo del “consenso” sia
in quello della “sconfitta”, credo abbiano
aderito i molti silenziosi galantuomini che
operarono, subirono, soffrirono, tennero duro,
caddero.
Mio padre si è spento il 26 luglio 1970 in Bagni di Casciana oggi
Casciana Terme. Si spense in un pomeriggio
domenicale; quel pomeriggio sulla Piazza del
paese si fece tacere un’orchestra che
intratteneva gli ospiti.
Riposa all’ombra di un’ANCORA, accanto a mia madre.
Maggio 2010
Paolo Noceti
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